venerdì 15 marzo 2019

Il bullismo


Il bullismo consiste nella persecuzione e nel ferimento sia in ambito emozionale /fisico da parte di un soggetto che prende di mira un determinato gruppo di persone o un singolo.
Molte volte il bullismo al femminile non viene preso seriamente in quanto le ragazze vengono viste solo come "vittime", ma in realtà sono tra le prime ad utilizzare il bullismo indiretto/relazionale e il cyberbullismo.

Antonio R. e Grigoli (2018) ,Comprendere il bullismo al femminile. Genere, dinamiche relazionali, rappresentazioni, Firenze University Press, Firenze.


Dieta Pro-Ana

Dieta Pro-Ana

L’ anoressia nervosa è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato, secondo i criteri del DSM-V, da:

§  Restrizione dell’apporto energetico relativo al bisogno, che induce un significativo basso
peso relativamente all’età, sesso, evoluzione dello sviluppo e salute fisica. Un significativo basso peso è definito come un peso minore del minimo normale o, per i bambini e gli adolescenti, minore del minimo atteso.
§  Intensa paura di aumentare di peso o d’ingrassare, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, nonostante un peso significativamente basso.
§  Anomalia nel modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo; inappropriata influenza del peso e della forma del corpo sulla propria autostima, o persistente perdita della capacità di valutare la gravità della attuale perdita di peso.

Sono sempre più numerosi i siti e le pagine social che esortano le ragazze a diventare anoressiche. I blog Pro-Ana sono spazi virtuali in cui gli adolescenti che soffrono di anoressia nervosa esprimono pensieri ed emozioni che non possono comunicare offline. I blog consistono in diari, pagine personali sull'anoressia nervosa come stile di vita e un modello di autocontrollo, fornendo anche consigli pratici. Internet è un mezzo potentissimo che può essere utilizzato anche in modo pericoloso, come in questo caso. La dieta Pro-Ana è una dieta anoressizzante, dal monte calorico troppo basso per praticamente chiunque, che ha ottenuto su Internet un’incredibile popolarità, soprattutto tra le adolescenti di sesso femminile.
Non esistono linee guida particolari e precise per quanto riguarda le diete Pro-Ana, ma piuttosto una serie di avvertenze e di consigli da seguire per diventare come le modelle.

Pochissime calorie, meno di 500 al giorno, spesso accompagnate anche da attività sportiva intensa, per un risultato a fine giornata che spesso è addirittura negativo sotto il profilo delle calorie assunte. Quella proposta dalle diete Pro-Ana non è una dieta, ma un vero e proprio percorso di anoressia che è motivo di grande allarme tra dottori, dietologi ed educatori, che cercano di agire in modo coordinato per cercare di contrastare un fenomeno ancora molto diffuso.
I blog Pro-Ana sono spazi virtuali in cui gli adolescenti che soffrono di anoressia nervosa esprimono pensieri ed emozioni che non possono comunicare offline. I blog consistono in diari, pagine personali sull'anoressia nervosa come stile di vita e un modello di autocontrollo, fornendo anche consigli pratici.

Bibliografia
Richichi, V., Chinello, A., Parma, F., Zappa L.E., Mazzoni, E., Monti F. (2018) Anorexia Nervosa and internet: A Study on Pro-Ana Blogs in Italy. Web of Science, Volume:22, pagine:499-513.







venerdì 8 marzo 2019

Giovani devianti : depressione e adolescenza


Come ben sappiamo l’adolescenza è un’età molto delicata; è quella fase di transizione in cui ogni ragazzo sente la necessità di uscire dalla propria “nicchia” per cercare di crearsi un proprio gruppo di pari, un gruppo indirizzato verso forme ideali di amicizia che non devono più rispondere alla necessità di avere compagni con cui giocare e divertirsi,ma amici con cui coltivare ideali o condividere idee. Alle volte però, per alcuni,questo passaggio non è molto semplice. Molti ragazzi hanno paura, non si sentono accettati, all’altezza, vengono derisi , emarginati . quanti di noi durante quell’età non abbiamo  affrontato delle piccole sfide per sentirci parte integranti di un gruppo? Chi non ha mai bevuto un bicchierino di troppo, fumato qualche sigaretta per sentirsi  “grande”?  Chi non ha mai compiuto un piccolo reato
Alcune volte non si è molto resilienti, non tutti affrontiamo le sfide o i limiti allo stesso modo, alcuni ragazzi ,forse un pochino più fragili, quando vanno incontro a numerosi rifiuti iniziano attraverso dei meccanismi di difesa  a chiudersi in se stessi, arrivando pian piano cosi alla depressione.
Volevo parlarvi di un fenomeno che ultimamente sta popolando il web, mi riferisco al blue Whale o meglio al fenomeno della balena blu.
Cos’è il Blue whale?
Esso è un fenomeno sociale nato in Russia e diffusosi sui social. Ci sono una serie di prove estreme da superare. Tra queste c'è l'automutilazione o la deprivazione del sonno. Secondo alcuni questo "gioco" avrebbe spinto diversi giovani al suicidio, ma su questo punto non esistono prove dirette che colleghino i decessi, avvenuti soprattutto in Russia, al Blue Whale.
L'episodio che ha scatenato il tam tam è stato il suicidio di una 16 enne russa che prima di morire aveva caricato delle foto e dei video sulla piattaforma per documentare il suo suicidio, avvenuto nel 2015. Il fenomeno raccontato dalla ragazza si identificava con la sigla "f57". In questo gruppo di VK venivano postati contenuti e testimonianze di utenti con pensieri suicidi.
Non è chiaro però come il soggetto e il master  entrino in contatto. Alcuni sostengono che basta postare messaggi sui social, aggiungendo l'hashtag #f57. A quel punto il master dà delle prove da sostenere, 50 in tutto. Secondo ciò che si legge sui social, l'ultima prova è il suicidio.
Si tratta di prove abbastanza sconvolgenti, tagli, castighi, prove di coraggio, visioni di video .
Ecco le regole del "gioco" mortale:
1- Incidetevi sulla mano con il rasoio "f57" e inviate una foto al curatore
2 - Alzatevi alle 4.20 del mattino e guardate video psichedelici e dell'orrore che il curatore vi invia direttamente
3 - Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi. Solo tre tagli, poi inviate la foto al curatore
4 - Disegnate una balena su un pezzo di carta e inviate una foto al curatore
5 - Se siete pronti a "diventare una balena" incidetevi "yes" su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi
6 - Sfida misteriosa
7 - Incidetevi sulla mano con il rasoio "f57" e inviate una foto al curatore
8 - Scrivete "#i_am_whale" nel vostro status di VKontakte (VKontakte è il Facebook russo, ndr)
9 - Dovete superare la vostra paura
10 - Dovete svegliarvi alle 4.20 del mattino e andare sul tetto di un palazzo altissimo
11 - Incidetevi con il rasoio una balena sulla mano e inviate la foto al curatore
12 - Guardate video psichedelici e dell'orrore tutto il giorno
13 - Ascoltate la musica che vi inviano i curatori
14 - Tagliatevi il labbro
15 - Passate un ago sulla vostra mano più volte
16 - Procuratevi del dolore, fatevi del male
17 - Andate sul tetto del palazzo più alto e state sul cornicione per un po' di tempo
18 - Andate su un ponte e state sul bordo
19 - Salite su una gru o almeno cercate di farlo
20 - Il curatore controlla se siete affidabili
21 - Abbiate una conversazione "con una balena" (con un altro giocatore come voi o con un curatore) su Skype
22 - Andate su un tetto e sedetevi sul bordo con le gambe a pensoloni
23 - Un'altra sfida misteriosa
24 - Compito segreto
25 - Abbiate un incontro con una "balena"
26 - Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla
27 - Alzatevi alle 4.20 del mattino e andate a visitare i binari di una stazione ferroviaria
28 - non parlate con nessuno per tutto il giorno
29 - Fate un vocale dove dite che siete una balena
dalla 30 alla 49 - Ogni giorno svegliatevi alle 4. 20 del mattino, guardate i video horror, ascoltate la musica che il curatore vi mandi, fatevi un taglio sul corpo al giorno, parlate a "una balena"
50 - Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita.
L’ideatore del ‘gioco’ della morte “Blue whale” è Philip Budeikin, un giovane di 21 anni, studente di Psicologia, recluso in un carcere russo dal 2016. Il suo profilo sembra avvicinarsi molto a quello di un serial killer. Budeiken ha confessato di aver istigato almeno 17 adolescenti connazionali al suicidio per "purificare la società". Il macabro gioco si è già diffuso a macchia d'olio.
la verità è che sul fenomeno si hanno poche certezze, tranne una: il web è il posto peggiore per un ragazzo che vuole uccidersi.

Per approfondire il tema della devianza giovanile clicca  qui!



Giovani devianti: prostituzione minorile




Tra i mercati dello sfruttamento sessuale, il più redditizio per la criminalità è quello della prostituzione, che riguarda sempre più i minori. Nonostante sia più frequente nei paesi in via di sviluppo, la prostituzione minorile affligge anche i paesi industrializzati. In Italia interessa soprattutto ragazze straniere minorenni avviate alla prostituzione dalla criminalità organizzata, il cui numero è difficile da quantificare poiché spesso costrette a prostituirsi non in strada, ma al chiuso. Inoltre, per ragioni di mercato e per limitare il rischio di arresti, le vittime vengono regolarmente spostate sul territorio, rendendo così la prostituzione un fenomeno ancora più sommerso.
In Italia ha fatto scandalo il fenomeno delle baby squillo, fenomeno appunto correlato alla prostituzione minorile.
Ciò che la distingue dalla prostituzione minorile “standard” è che viene svolta in quartieri benestanti con in cambio, nella maggior parte dei casi, accessori alla moda oppure soldi per pagarsi droga o vestiti firmati.
Si parla di un’età molto complessa, in cui i ragazzi si affacciano alla vita adulta e cercano di capire qual è la propria identità e il proprio posto nel mondo. I ragazzi ricercano una maggiore autonomia e vogliono sperimentare cose nuove. Ed è qui che diventa essenziale il ruolo del genitore per far capire, attraverso il dialogo e il confronto, tutti questi nuovi aspetti della vita.
Nel caso delle baby squillo la figura genitoriale è assente; genitori che non si interrogano su come la propria figlia riesca a permettersi oggetti così costosi senza nessun stipendio.
È quindi importante considerare che forse la colpa non è solo dell’adolescente, ma soprattutto dei genitori, degli educatori e della comunità responsabile in generale, che dovrebbe far da guida ai ragazzi nel momento di transizione da adolescenza a vita adulta.



Se sei interessata/o a leggere qualcos'altro riguardo la devianza giovanile clicca qui e qui

Giovani devianti: minori penali


Di cosa parliamo?
Parliamo della fatica di crescere e di essere considerati adulti, disagio comune a molti, che ad alcuni ha portato a qualche incidente di percorso, come il compiere qualche reato (L'ottanta percento dei casi).
Parliamo di azioni e comportamenti che possono portare a provvedimenti sanzionatori, di restrizione delle libertà ad esempio.
Per approfondire alcuni di questi comportamenti devianti, leggete il post di Cristina e il post di Eleonora.
Parliamo di giovani che non hanno potuto vivere e sviluppare fattori protettivi, necessari a difenderli da ambienti familiari e sociali devianti, ma anche di ragazzi condannati per il solo fatto di non essere italiani di origine.

La capacità di un giovane di adottare o meno dei comportamenti dannosi o di sapersene allontanare è  da numerose variabili, che se non entrano in campo possono portare il minore alla marginalità e alla devianza: di certo autostima e consapevolezza del proprio valore, che messe assieme possono creare un ottimo fattore protettivo, il senso di autoefficacia.
In questo, la famiglia e la scuola, le attività extrascolastiche e le giuste compagnie sono fondamentali.

E quando ciò viene a mancare, i minori possono incorrere anche nel carcere.
In Italia, dopo anni di riflessione e di dibattito tra giudici minorili, avvocati e operatori del settore, è entrato in vigore il nuovo codice di procedura penale per i minorenni, il quale garantisce al minorenne non solo un giudice specializzato, ma anche un processo orientato non tanto verso l’accertamento del reato quanto piuttosto verso la persona in quanto individuo in formazione a cui va riconosciuto il diritto all’educazione, al sostegno, alla protezione.
Uno dei principi fondamentali del codice di procedura penale minorile è quello della residualità della detenzione, misura da utilizzare solo nel caso in cui tutte le alternative siano fallite.
L’esecuzione di una condanna in un istituto minorile, infatti, solo raramente rappresenta un deterrente, nella maggior parte dei casi conferma il soggetto nel ruolo di delinquente, non esprimendo una finalità educativa che agevola percorsi di ripresa.
Il carcere, infatti, costituisce un ulteriore elemento nel processo di emarginazione che, potenziando nel ragazzo l’identità di sé come soggetto deviante, riduce la possibilità di far riferimento alle risorse dell’individuo, e non rimuove le cause che hanno originato la sua condotta, con la conseguenza che, una volta espiata la pena, si riprodurrà la stessa situazione di conflitto preesistente."
Residualità della misura carceraria, tuttavia, non significa assenza di risposta al fatto reato; la risposta è esigenza della collettività ed intervento doveroso nei confronti del minore.
Il superamento della risposta carceraria come unico strumento di rieducazione, rende possibile sperimentare e creare interventi più rispondenti alle caratteristiche personali del soggetto.

Ecco che entrano in campo le comunità educative per minori, strutture educative residenziali a carattere comunitario che si caratterizzano per la convivenza di ragazzi e gruppo di educatori che garantiscono la presenza h24.
In particolare, alcune di esse sono votate all'accoglienza di minori sottoposti a misure alternative al carcere.


Ritengo fondamentale la gestione di un minore deviante sottoposto a misure cautelari tenendo in considerazione innanzi tutto la sua condizione di fragilità e le potenzialità nascoste dietro a gesti violenti o considerati fuori dalla legge.
Una risposta educativa adeguata potrebbe essere un buono strumento per "tirare fuori" da questi ragazzi ciò che negli anni non hanno potuto dimostrare, prima di tutto a loro stessi: che essi sono parte della società e possono contribuirne positivamente.
Il loro reinserimento nel mondo "normale e reale" è necessario al riconoscimento e ritrovamento della loro identità. Ma tutto questo ha il rischio che essi ricadano nella criminalità.
Solo tramite la sinergia tra tutti i servizi pubblici si potrà davvero rendere questo percorso un guardrail che li tenga in carreggiata, spronandoli ad una crescita emotiva e relazionale e ad una rielaborazione del proprio vissuto in chiave di apprendimento "per non farsi più male".

Servono educatori preparati e appassionati, che siano forti e di riferimento, perché seguire un minore nel percorso di reinserimento  sociale sarà ogni giorno una risocializzazione difficile, combattuta.
La società è pronta alla sfida?



Il bullismo

Il bullismo consiste nella persecuzione e nel ferimento sia in ambito emozionale /fisico da parte di un soggetto che prende di mira un deter...