Tra i mercati dello sfruttamento sessuale, il
più redditizio per la criminalità è quello della prostituzione, che riguarda sempre più i minori. Nonostante sia più frequente nei paesi in via di sviluppo, la
prostituzione minorile affligge anche i paesi industrializzati. In Italia
interessa soprattutto ragazze straniere minorenni avviate alla prostituzione
dalla criminalità organizzata, il cui numero è difficile da quantificare poiché
spesso costrette a prostituirsi non in strada, ma al chiuso. Inoltre, per
ragioni di mercato e per limitare il rischio di arresti, le vittime vengono
regolarmente spostate sul territorio, rendendo così la prostituzione un
fenomeno ancora più sommerso.
In Italia ha fatto scandalo il fenomeno delle
baby squillo, fenomeno appunto correlato alla prostituzione minorile.
Ciò che la distingue dalla prostituzione
minorile “standard” è che viene svolta in quartieri benestanti con in cambio,
nella maggior parte dei casi, accessori alla moda oppure soldi per pagarsi
droga o vestiti firmati.
Si parla di un’età molto complessa, in cui i
ragazzi si affacciano alla vita adulta e cercano di capire qual è la propria
identità e il proprio posto nel mondo. I ragazzi ricercano una maggiore
autonomia e vogliono sperimentare cose nuove. Ed è qui che diventa essenziale
il ruolo del genitore per far capire, attraverso il dialogo e il confronto,
tutti questi nuovi aspetti della vita.
Nel caso delle baby squillo la figura
genitoriale è assente; genitori che non si interrogano su come la propria
figlia riesca a permettersi oggetti così costosi senza nessun stipendio.
È quindi importante
considerare che forse la colpa non è solo dell’adolescente, ma soprattutto dei
genitori, degli educatori e della comunità responsabile in generale, che
dovrebbe far da guida ai ragazzi nel momento di transizione da adolescenza a
vita adulta.
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